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I DSA: la dislessia

 

 

 

 

 

 

Oggi parliamo della dislessia evolutiva!!

La dislessia è nota come disturbo della lettura, che risulta facilmente osservabile, soprattutto perchè il bambino, mostra una lettura lenta, stentata e sono presenti, spesso, errori di diversa natura. In parole povere, il bambino con dislessia non legge in maniera “automatica”. In questi bambini, si possono osservare:

  • omissione di lettere e parole in lettura (mentre legge salta alcune parole o legge le parole in maniera incompleta);
  • è più lento nella lettura anche se il carico scolastico non aumenta;
  • ha difficoltà a ricopiare un testo scritto alla lavagna;
  • mostra più difficoltà nell’acquisizione di una lingua straniera

Le difficoltà che portano un genitore , in seguito a quanto riportato dal figlio stesso, dalle insegnanti, o per sua osservazione, a sospettare che possa essere presente un disturbo della lettura, possono variare in base all’età del/la bambino/a o ragazzo/a. Seppur una diagnosi di dislessia, possa essere confermata a partire dalla fine della seconda elementare, anche all’ingresso nella scuola primaria e già dalla scuola dell’infanzia, o ancor prima, i genitori possono notare alcune difficoltà, quali:

  • più lento sviluppo del linguaggio;
  • difficoltà nel ripetere una parola nuova appena ascoltata.

Il bambino dall’inizio della scuola elementare deve sempre avere a fianco un adulto nell’esecuzione dei compiti ed è molto lento in essa.

COVID-19: ISOLAMENTO E RIPRESA, QUALI SENSAZIONI POSSONO PERVADERCI?

 

Le misure di distanziamento e isolamento fisico, la chiusura di scuole e luoghi di lavoro, ci hanno messo particolarmente alla prova, poiché hanno inciso su ciò che amiamo fare, sul dove e sul con chi avremmo voluto essere, quindi sulla nostra identità.  L’esistenza dell’essere umano non è quella di un soggetto chiuso in sé stesso, ma in rapporto con gli oggetti e con gli altri. Trascorrere giorni o settimane a casa con risorse, stimoli e contatti sociali limitati può metterci a dura prova. Uno degli aspetti fondamentali da tenere in considerazione in questo particolare momento è stato il fatto che il tempo improvvisamente si è dilatato, le possibilità di azione e la progettualità si sono ridotte.

 

L’isolamento e l’obbligo di rimanere nei pressi delle proprie case, indipendenti dalla propria volontà, può aver dato origine a una sensazione di costrizione e di mancato controllo della nostra stessa esistenza.

Il covid-19 ci ha portato a cambiare il nostro stile di vita, in primo luogo per quanto riguarda la radicale e improvvisa modificazione del tempo “vuoto” a disposizione. Ci siamo ritrovati quindi, da un giorno all’altro a dover ristrutturare la nostra routine e soprattutto a reinventarci su come riempire questo vuoto. Gli aspetti negativi della realtà in cui siamo sempre vissuti, costituita da tempi ristretti e soffocati, stress di passare da un luogo all’altro per esigenze lavorative, e non solo, avendo i minuti contati, all’improvviso si sono trasformati in positivi e bramabili, così come il tanto desiderato riposo è diventato un peso difficilmente tollerabile.

In situazioni come quella che abbiamo vissuto mantenere una routine quotidiana può aiutare sia gli adulti che i bambini a conservare un senso di ordine e scopo in questo momento della loro vita, nonostante l’isolamento e la quarantena.

Programmare il proprio tempo impedendo che esso scorra inesorabile ci consente di non diventare passivi, ma di rimanere attivi nella ricerca, seppur con inevitabili limitazioni, di nuove progettualità di avere il controllo di noi stessi.

 

Inoltre, quali sono le sensazioni che ci possono pervadere nella ripresa del tutto o in parte di quelle attività quotidiane che per un lungo periodo di tempo sono stati abbandonate?

  • Improvvisa modificazione del tempo “vuoto” a disposizione. Da un giorno all’altro abbiamo dovuto ristrutturare la nostra routine e soprattutto reinventarci su come riempire questo vuoto: riprendere il controllo. Difficoltà nella definizione degli obiettivi futuri vista l’incertezza della situazione che la pandemia ha creato su diversi versanti.
  • Difficoltà nel vedere il tempo del “dopo”, sembra che nulla tornerà come prima
  • Perdita di motivazione
  • Perdita del senso di sé
  • Riduzione del controllo della propria esistenza
  • Disturbi del sonno
  • Alterazione della percezione del nostro corpo
  • Sentimenti di noia, tristezza, ansia
  • Percezione dell’insufficienza delle risorse a propria disposizione
  • Percezione che il tempo scorra inesorabile
  • Difficoltà relazionali

 

Nonostante la ripresa della gran parte delle attività precedenti l’inizio della pandemia, possono permanere:

  • sensazione di incertezza
  • timore
  • alterazione tono dell’umore
  • iperarousal (stato di iper-vigilanza che richiede grande sforzo attentivo e persistenza di un’eccessiva attivazione del sistema nervoso autonomo caratterizzato da aumento della sudorazione, tachicardia, respiro affannoso)

 

Anche se ognuno di noi è diverso dall’altro e ha esigenze diverse, la parola d’ordine rimane “gradualità”

Gestire il proprio tempo aiuta ad avere il controllo, almeno in parte, della propria esistenza e di sé stessi.

 

IL RUOLO DEL CORPO NELLA RELAZIONE CON L’ALTRO

 

 

 

La situazione che abbiamo vissuto e che stiamo, in parte, ancora vivendo a causa della pandemia ci ha messi in difficoltà, oltre che per la paura e il timore della malattia stessa anche per una serie di conseguenza legate ad essa. Infatti, fin dall’inizio ci siamo visti costretti a subire decisioni prese da altri e molte delle situazioni sociali a cui eravamo abituati si sono ridotte, sia per le restrizioni, sia per la paura del contagio. Ecco perché o a causa dell’eccesso della presenza dell’altro (inteso come le altre persone, il mondo esterno) o della notevole riduzione della presenza dell’Altro, ci destabilizziamo e dobbiamo trovare un modo per percepirci. Le emozioni e le sensazioni, infatti che proviamo solitamente emergono dall’essere in uno specifico contesto, ed eventualmente in una specifica relazione interpersonale.

 

 

Per alcuni di noi non potersi muovere secondo la propria volontà o non poter prendere decisioni in totale autonomia, può portare all’assottigliamento del senso di autodeterminazione. Questo fa sì che si giunga al punto di avvertirsi come diretti dall’altro, così come un regista dirige un attore, il quale esegue ma non decide cosa fare. In tal caso l’eccesso di alterità rappresentata da chi per noi decide (in questo caso il virus e di conseguenza le autorità)si intreccia con una dimensione autonoma che necessariamente resta nascosta; l’avvertirsi attori delle proprie azioni e dei propri comportamenti e non autori degli stessi, si accompagna a una percezione di invasività da parte dell’altro e di annullamento di sé. Se dunque il senso di essere autori della propria esperienza si regola grazie anche alla presenza dell’altro, quanto più forte è la percezione di invadenza, tanto maggiore sarà il bisogno di fronteggiarla. Per questo motivo, talvolta, ci buttiamo su ciò che ci consente di percepire maggiormente il nostro corpo come ad esempio cibo, intensa attività fisica….

 

 

D’altro canto anche la riduzione della percezione dell’alterità, a causa del senso di incertezza derivante dalla mancanza dell’approvazione dell’altro può generare un senso di esperienza personale, che ci appare incompleta sia nel valore che nella qualità. Il caso della solitudine, della tristezza o del vuoto in seguito ad un distacco (che può derivare da una rottura affettiva, dalla perdita del lavoro ecc..) possono esserne un esempio. Anche in questo caso uno dei modi per regolare questo senso di insufficienza personale è attraverso il corpo. Sentirsi attraverso il corpo consente di spostare il bisogno di alterità sul corpo stesso e di restituirci anche solo per un po’ di tempo quel senso di sicurezza di cui l’allontanamento dalle situazioni sociali ci ha in parte privato.