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Cos è il sonno? E come lo percepiamo?

Il sonno è uno stato fisiologico che consente di creare ristoro al nostro cervello e permette un buon funzionamento delle nostre funzioni cognitive. Il sonno è un processo attivo, uno stato comportamentale che prevede una determinata postura e ci consente di innalzare una barriera temporanea con l’esterno,

ATTIVE CONSULENZE ONLINE!!!

 

 

Ricordo che sono attive le consulenze di sostegno psicologico online con l’obiettivo di potervi aiutare anche a distanza!! é possibile prenotare una consulenza contattandomi tramite il form contatti del sito, tramite facebook oppure in completa autonomia dall’agenda sul portale MioDottore, inserendo il criterio di ricerca psicologi ferrara.

NEUROPSICOLOGIA FORENSE: la circonvenzione d’incapace

 

 

La circonvenzione d’incapace dal punto di vista del neuropsicologo forense

La consulenza tecnica in tema di circonvenzione d’incapace rappresenta uno degli accertamenti più frequenti nel lavoro forense del perito psicologo. L’aumentare dell’età media di vita fa incrementare i casi in cui le scelte economiche di un soggetto, soprattutto se anziano o connotato da disturbi psichici, possono essere poste in discussione.

In tal caso, pertanto, ci si occuperà di svolgere un’indagine su chi si pensa essere la vittima del reato e non sull’autore dello stesso, con l’obiettivo di valutare se la possibile vittima possa essere stata indotta, a compiere una scelta non secondo la propria volontà, ma quella di altre persone. Ci si riferisce in tal caso soprattutto a situazioni nelle quali, secondo il richiedente l’indagine peritale, le conseguenze della decisione presa dalla vittima sarebbero state sfavorevoli per gli interessi della stessa.

Nello specifico il neuropsicologo parte dal presupposto che la capacità di agire presupponga l’integrità e l’esercizio efficace di una vasta famiglia di funzioni di natura cognitiva, emozionale e sociale. A loro volta tali funzioni sono riassunte nella capacità di provvedere ai propri interessi o in quella di intendere e di volere, altre espressioni analoghe sono quelle di capacità decisionale, capacità mentale e capacità di autodeterminazione. Una persona è considerata capace quando possiede i requisiti fondamentali grazie ai quali non si trova semplicemente ad agire, ma possiede delle ragioni per agire ed è in grado di comunicarle ad altri (Cantagallo, Spitoni, & Antonucci, 2013).

I meccanismi il cui corretto funzionamento è alla base della capacità di agire, sono: attenzione, memoria, linguaggio, orientamento e funzioni più elevate quali ragionamento, capacità di prendere decisioni e monitoraggio cosciente del funzionamento cognitivo stesso (meta cognizione). Queste ultime sono dette funzioni esecutive, ovvero funzioni cognitive che permettono al soggetto di svolgere compiti complessi che richiedono la valutazione della situazione, delle risorse a disposizione e delle possibili scelte sulla base dei propri scopi ed interessi, nonché la valutazione delle possibili conseguenze di ogni eventuale decisione presa.

 

 

I DSA: la dislessia

 

 

 

 

 

 

Oggi parliamo della dislessia evolutiva!!

La dislessia è nota come disturbo della lettura, che risulta facilmente osservabile, soprattutto perchè il bambino, mostra una lettura lenta, stentata e sono presenti, spesso, errori di diversa natura. In parole povere, il bambino con dislessia non legge in maniera “automatica”. In questi bambini, si possono osservare:

  • omissione di lettere e parole in lettura (mentre legge salta alcune parole o legge le parole in maniera incompleta);
  • è più lento nella lettura anche se il carico scolastico non aumenta;
  • ha difficoltà a ricopiare un testo scritto alla lavagna;
  • mostra più difficoltà nell’acquisizione di una lingua straniera

Le difficoltà che portano un genitore , in seguito a quanto riportato dal figlio stesso, dalle insegnanti, o per sua osservazione, a sospettare che possa essere presente un disturbo della lettura, possono variare in base all’età del/la bambino/a o ragazzo/a. Seppur una diagnosi di dislessia, possa essere confermata a partire dalla fine della seconda elementare, anche all’ingresso nella scuola primaria e già dalla scuola dell’infanzia, o ancor prima, i genitori possono notare alcune difficoltà, quali:

  • più lento sviluppo del linguaggio;
  • difficoltà nel ripetere una parola nuova appena ascoltata.

Il bambino dall’inizio della scuola elementare deve sempre avere a fianco un adulto nell’esecuzione dei compiti ed è molto lento in essa.

CONOSCERE IL RUOLO DEL CERVELLO NELLA VITA QUOTIDIANA

Ognuno di noi nella vita di tutti i giorni compie attività che richiedono continuamente l’uso delle funzioni che sono guidate dal cervello. Senza nemmeno accorgercene nel corso della giornata una quantità innumerevole di stimoli ci colpisce nella continua interazione con l’ambiente esterno. In base agli stimoli che riceviamo moduliamo le nostre risposte e i nostri comportamenti. Le funzioni di questo organo così importante  ci accompagnano quotidianamente eppure di esse spesso si conosce ben poco. Infatti, vi si pone attenzione solo quando queste vengono a scemare e insorgono difficoltà nello svolgimento di tutte quelle attività che siamo abituati a compiere quasi in automatico e che all’improvviso diventano un difficile ostacolo da superare.

Il cervello guida quelle che vengono definite “funzioni cognitive”. Vediamo insieme quali sono:

  • Attenzione;
  • Memoria;
  • Linguaggio;
  • Programmazione motoria o funzioni prassiche;
  • Riconoscimento;
  • Percezione;
  • Funzioni esecutive

 

Spesso il mal funzionamento di una o più funzioni cognitive è dovuto a lesioni a carico di alcune aree degli emisferi cerebrali o di strutture sottostanti (le cosiddette strutture sottocorticali). Tali lesioni possono essere causate da traumi o da patologie che colpiscono il nostro cervello come traumi cranici dovuti ad incidenti, ictus, tumori, infezioni batteriche o virali che colpiscono il sistema nervoso centrale, demenze e malattie infiammatorie (es: sclerosi multipla).

La maggior parte dei disturbi legati a lesioni cerebrali sono facilmente individuali a livello comportamentale sia dal soggetto colpito che da chi lo circonda e spesso, le situazioni cliniche sopracitate, sono individuate grazie all’utilizzo di tecniche di indagine come le neuro immagini (TAC, Risonanza magnetica, EEG ecc…). Tuttavia, talvolta, queste non bastano per individuare le reali difficoltà del paziente a livello ecologico, cioè durante lo svolgimento di quelle attività che hanno sempre fatto parte della sua vita quotidiana. Per questo motivo è importante associare alle indagini neurologiche standard anche risultati ottenuti attraverso una valutazione neuropsicologica mirata a fornire non solo un quadro completo del paziente ma anche una prognosi e informazioni utili alla definizione di un eventuale progetto riabilitativo e alla pianificazione dell’assistenza e degli interventi.

Inoltre, è importante ricordare quanto la necessità della raccolta della maggior quantità di informazioni possibili rispetto alla vita del paziente prima dell’evento neurologico. Questo permetterà di fornire dati rispetto allo stato di salute e alla storia di vita che possono guidare i clinici nell’individuazione dell’effettivo impatto dei deficit nella quotidianità.

L’ANSIA: IL MALE DEL XXI SECOLO

Fermiamoci a pensare a quante volte nel corso della nostra vita abbiamo provato ansia. Meglio forse non pensarci per evitare che ci venga l’ansia?

Ma in psicologia clinica cosa si intende per ansia?

L’ansia è definita come il senso di apprensione e di preoccupazione che si prova nel prevedere un determinato problema. L’ansia è spesso accompagnata da sintomi di natura fisiologica e non solo quali elevata sudorazione, battito cardiaco accelerato, ipervigilanza sull’ambiente circostante, irrequietezza, rimuginio di pensieri e difficoltà di concentrazione. La persona può provare ansia per un determinata situazione perché in passato una simile condizione ha causato sensazioni o vissuti spiacevoli oppure semplicemente perché si immaginano e si temono conseguenze negative rispetto a quella determinata circostanza. Esistono diversi disturbi ricollegabili alla grande cornice dei disturbi d’ansia quali le fobie, i disturbi di panico, l’ansia da separazione, l’ansia sociale ecc…

Ma cosa c’è realmente alla base dei disturbi d’ansia?

Nel quotidiano affaccendarci nelle varie occupazioni della vita quotidiana quante volte sentiamo il nostro corpo e lo percepiamo davvero? Nelle situazioni di normalità quando non stiamo affrontando una situazione particolarmente stressante o ci desta preoccupazione, il nostro corpo quasi non viene avvertito e non abbiamo consapevolezza della sua esistenza. Quando invece ci troviamo di fronte a qualcosa che per noi è fortemente identitario (che riguarda gli aspetti della nostra vita per noi di maggior valore e che ci tengono in piedi), improvvisamente l’indifferenza verso il corpo si trasforma in focalizzazione su di esso. Da qui l’emergere dei sintomi sopra descritti che, se non gestiti, possono portare allo sviluppo di un circolo vizioso dove le conseguenze di un evento causano l’ansia e l’ansia a sua volta causa le conseguenze di quell’evento fino alla manifestazione di emozioni totalmente sganciate dalla situazione reale.

Perché ci sono persone più ansiose di altre e perché si prova ansia in alcune circostanze e non in altre?

Sono principalmente due i fattori da tenere in considerazione nello sviluppo della sintomatologia ansiosa:

  1. Ognuno di noi ha diverse aspirazioni, diverse necessità e bisogni e diverse preferenze. Ad esempio, se una persona mira e investe tutte le proprie energie nello sviluppo di una brillante carriera lavorativa potrà provare ansia in previsione di un colloquio di lavoro o in vista del superamento di un esame universitario o di un concorso. In questo caso è possibile ritenere che l’ansia non colpisce tutti allo stesso modo e nelle stesse situazioni;
  2. Ognuno di noi può avere la tendenza a focalizzarsi su se stesso oppure sull’ambiente esterno. Ad esempio se una persona mantiene la propria stabilità personale basandosi sull’ambiente esterno e sull’approvazione di chi la circonda avrà meno la tendenza a focalizzarsi sul proprio corpo e quindi sarà meno soggetto allo sviluppo di una sintomatologia ansiosa. Questo non significa che tali soggetti siano immuni all’ansia ma probabilmente la proveranno, in particolare, quando l’alterazione dei segnali corporei che oltrepassano la soglia di accettabilità consegue a una valutazione di sé proveniente dalle altre persone, dal contesto e dalle situazioni esterne.

 

Inoltre, nello specifico periodo storico che stiamo vivendo ben poche persone potranno affermare di non avere mai provato sensazioni corporee o messo in atto comportamenti riconducibili all’ansia. La vita frenetica fatta di scadenze, il fatto di essere continuamente sotto osservazione sia a causa dello sviluppo della tecnologia, sia per l’elevato livello di competizione socio-lavorativa attuale rende i sintomi ansiosi tra i disturbi maggiormente lamentati del XXI secolo.